Articolo pubblicato il 26/04/2016 sul quotidiano La Provincia di Cosenza
“Il Sud ha, oggi più di ieri, molte più potenzialità, molte più carte da giocare rispetto al Nord. Questo suo ritardo oggi si è trasformato in un vantaggio. Se, come registriamo quotidianamente, la tendenza è quella a ritornare alle cose autentiche (il cibo, il paesaggio, la cultura, l’arte, e così via) il Sud ha davanti grandi prospettive economiche e sociali.”
Massimiliano Capalbo, che ama definirsi un imprenditore eretico calabrese, ha pubblicato per Rubbettino un libro coraggioso e rivoluzionario: La Terra dei Recinti. Perché il Sud Italia non riesce a trasformare in valore le risorse che possiede e come può farlo.
Il testo, come si può intuire dal titolo, analizza nel dettaglio i motivi per cui la Calabria (e il Sud Italia in generale), nonostante sia ricca di risorse naturali, gastronomiche, culturali, ecc ecc.. , non riesce a creare un valore che le permetta di uscire da una situazione di povertà che si è auto imposta da circa 150 anni.
I recinti citati, dove vengono ubicati i meridionali, sono delle metafore che rappresentano un sistema che inibisce lo spirito di iniziativa e la volontà di attuare un cambiamento, favorendo una sorta di torpore che impedisce di investire nelle risorse che si hanno a disposizione. Proprio come accade agli animali in cattività, il cui spirito selvaggio viene tenuto a freno tramite la somministrazione della dose giornaliera di cibo. Il meridionale, invece, viene sedotto dal posto fisso, dallo stipendio sicuro, dall’imperturbabilità del proprio equilibrio decidendo autonomamente di entrare a far parte del recinto, impedendo così, lo sviluppo imprenditoriale. La cultura d’impresa viene messa da parte nonostante potrebbe capovolgere completamente la situazione economica della Calabria: Perché rischiare il proprio denaro in un investimento dall’esito incerto, quando si può avere la sicurezza di uno stipendio mensile?
Thierry Paquot, nel suo saggio Elogio del lusso, chiarisce che vivere nel lusso, oggi, significa potersi concedere uno stile di vita in grado di regalare spazio, tempo e silenzio. Tre elementi che il sud Italia possiede. In contraddizione con lo spirito della società consumistica, secondo cui la prosperità degli individui dipende dalla loro capacità di accumulare beni materiali, in realtà- afferma Paquot- sono quelli immateriali le “cose senza prezzo”. Perciò alla luce di tutto questo, il Sud con la sua cultura, arte, natura, cibo ecc, rappresenterebbe il posto ideale in cui vivere.
E allora, perché se il Sud possiede tutte queste risorse non riesce a trasformarle in valore?
L’eretico fornisce ben quattro risposte a questa domanda:
- Perché siamo stati allevati come degli orsi nei recinti.
- Perché soffriamo di un complesso di inferiorità inculcato sin dai tempi della “questione meridionale”. Un processo che ha fornito un alibi alla già citata situazione di intorpidimento degli animi, convincendo i meridionali di essere fuori dalla logica di sviluppo e di avere bisogno dell’aiuto altrui per poter sperare di sopravvivere e migliorare. Gli aiuti sono arrivati, ma non hanno avuto riscontri positivi, come dimostra la situazione attuale. Inoltre temiamo il giudizio altrui, che spesso condiziona il nostro operato mettendoci in condizioni di non “osare”. Questi giudizi pesano come macigni e sono tentativi di scoraggiare l’iniziativa individuale al fine di rendere tutti uguali. La persona che vuole uscire fuori dal recinto non viene ben vista dalla restante comunità. Infine preferiamo fare le vittime, senza renderci conto che, così facendo, ciascuno è vittima e carnefice di se stesso.
- Perché esiste un’assenza di fiducia reciproca, non conosciamo la cultura d’impresa e non siamo in grado di creare valore. È facile dimostrare ciò: abbiamo a disposizione una terra ricca di risorse di vario genere che riuscirebbe a creare occupazione e ricchezza ma i nostri giovani vanno via dal meridione perché “non c’è nulla”. Ma un luogo ricco di risorse e dove non c’è nulla, non rappresenta il posto ideale per creare qualcosa?
- Perché siamo incapaci di riconoscere e coltivare i nostri talenti e le nostre passioni. La passione che muove le cose, viene completamente sopita.
Come può il Sud attuare un cambiamento? La risposta viene fornita sempre da Capalbo che, nonostante tutto, ha una visione ottimistica: Il Sud può operare il cambiamento eliminando tutti gli atteggiamenti che rappresentano delle zavorre che impediscono di spiccare il volo; deve crescere e diventare adulto. Si necessita di una rivolta culturale e mentale che spazzi via la rassegnazione, il senso di inadeguatezza, la paura e la sfiducia che le vecchie generazioni ci hanno tramandato. Il Sud– come scrive l’autore- deve smetterla di attendere o di invocare soccorso. La nostra storia è disseminata di “soccorritori esperti” che sono venuti a raccontarci quale doveva essere la soluzione ai nostri problemi e questi problemi invece di risolversi si sono accentuati. Nessuno potrà mai salvare il Sud da se stesso. Il Sud può e deve salvarsi da solo, ha tutte le carte in regola per farlo.
Ed è proprio in questo contesto di rivoluzione che si delinea la figura dell’eretico, ovvero di chi sfida lo status quo delle cose, chi non riesce ad accettare ciò che viene spacciato come dogma. L’eretico, oggi, è una persona che grazie ad un atteggiamento di apertura mentale volto ad eliminare le famose zavorre, riesce ad attivarsi per creare un valore sociale. Una persona che si espone e crede nelle proprie idee. L’eretico non si limita a timbrare il cartellino, perchè ha fiducia nelle proprie potenzialità. “In un mondo di pecore molto istruite e pronte a seguire il gregge, vince chi riesce a non omologarsi. Di queste persone l’Italia e il Sud in particolare hanno tanto bisogno per ripartire”.
L’imprenditore eretico Capalbo, come tante altre realtà presenti nel territorio e che quotidianamente cercano di operare il cambiamento, ha voluto dare un esempio di “eresia” creando “Orme nel parco”, un parco avventura nel cuore della Sila. Perciò si può affermare con certezza che se si vuole il cambiamento può avvenire anche nel meridione.
Sinossi: Un libro scritto per sfatare molti luoghi comuni, demolire pregiudizi e false credenze, che hanno impedito fino ad oggi ai giovani meridionali di progettare il proprio avvenire. L’autore, assumendosi l’onere di analizzarne senza alibi e attenuanti le ragioni, prova a rispondere alla domanda delle domande, ovvero: perché il Sud Italia non riesce a trasformare in valore le risorse che possiede? E inoltre indica una soluzione. Nessuno mai potrà salvare il Sud da se stesso. Il Sud può e deve salvarsi da solo perché ha tutte le carte in regola per farlo, ma per riuscirci deve liberarsi di alcune zavorre che ne impediscono e limitano i movimenti e l’evoluzione.
Giuseppina Biondi