Di seguito la recensione del primo libro di Giulia Caminito, La grande A.
Ringrazio Giunti editore per avermi inviato gentilmente il libro.
Buona lettura!
😀
Autore: Giulia Caminito
Titolo: La grande A
Editore: Giunti (12 ottobre 2016)
Pagine: 223
Prezzo Listino: 11,90€ copertina flessibile; 7,99€ Formato Kindle
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Tutti dicono che la Mamma ha i grilli addosso, se li porta nelle tasche.
Tutti dicono che sgobba come un uomo, che non ha saputo neanche tenersi una bottega di scarpette per neonati, che usa parole sconvenienti su cose che a Dio non piacciono, ride troppo.
Tutti dicono che una donna col camion è come una capra in bicicletta.
La grande A è il primo libro di Giulia Caminito, ispirato liberamente alla biografia di famiglia. Racconta di Giada, una bambina considerata da tutti perennemente manchevole, troppo minuta, “una raganella”, che vive malvolentieri a casa degli zii in provincia di Milano. Da che sua madre se n’è andata per trafficare con camion, alcolici e bar nelle colonie italiane in terra d’Africa, Giada non pensa ad altro che a raggiungerla in quella che lei chiama “la Grande A”, una terra che immagina piena di meraviglie e di promesse. Ma una volta giunta ad Assab, una cittadina avvolta nell’arsura e nell’aria salmastra, la vita sembra ruotare solo intorno al piccolo bar che Adi gestisce fino a notte fonda, dove Giada fa molte nuove conoscenze: da Hamed, il garzone che non sa scrivere, a Orlando, il compagno della madre animato dalla retorica fascista vecchio stampo; dalla gazzella Checco, che vive in casa come un animale domestico, a Giacomo Colgada, un giovane italiano farfallone che sembra la copia di un attore del cinema. Ed è proprio con lui che inizia la vera storia di Giada: il matrimonio imposto da Adi, le insidie di suocera e nuora, la fortuna economica, il boom del Circolo Juventus di Addis Abeba, gli incredibili viaggi con la jeep nel deserto, i dolorosi chiaroscuri di Giacomo che obbligano Giada al continuo raffronto con una donna dura e intraprendente come sua madre.
Il libro mi ha lasciato a dir poco perplessa. Ho trovato sia elementi positivi che negativi anche se quest’ultimi, ahimè, hanno prevalso.
La storia in sé ha un grande potenziale e la prima parte rappresenta uno spaccato della vita degli italiani durante il conflitto mondiale: l’angoscia di essere bombardati da un momento all’altro, la fame, la paura di non poter più riabbracciare un proprio caro, la speranza di poter tornare a dormire senza dover scappare e trovare la propria casa distrutta dalle bombe, l’arrivo degli americani, le ragazze che non potevano continuare gli studi e dovevano andare a lavorare. Inoltre va a raccontare la vita degli italiani in Africa e, successivamente, cosa significhi essere considerati stranieri all’interno del proprio paese.
Tutti i personaggi sono descritti e costruiti ad hoc come per esempio: Giacomo il farfallone; Giada, la protagonista, che vediamo maturare durante la storia; la fiera e determinata Adi che nonostante venga dipinta come un’amazzone ha i suoi lati deboli… Belle sono anche le descrizioni dei luoghi nei quali si svolgono le varie vicende.
Non mi piace molto lo stile usato, il racconto sembra essere un lungo dialogo dove le vicende si susseguono molto velocemente. Non fai in tempo a lasciare Giada nel bar della madre che è già sposata e in attesa di un figlio. La storia è scritta con periodi brevi, i quali dovrebbero aiutare nella lettura rendendola più scorrevole, ma in questo caso risulta essere confusa anche a causa dei continui dialoghi presenti senza però la dovuta segnalazione. Inoltre il finale mi ha lasciato un po’ interdetta: non esiste una vera e propria fine, il tutto viene troncato brutalmente; sembra che Giada sia immersa in una specie di ciclo dove vive e rivive le stesse cose a causa dei medesimi sbagli, nonostante la sua crescita personale.
La grande A è un libro che si ama o si odia dalla prima pagina a causa del suo stile particolare. Purtroppo a me non è piaciuto molto, anche se ho trovato la storia raccontata- tralasciando il finale appeso- molto interessante.
Lo consiglio? Non lo so!
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