Norsemen, seconda stagione [Recensione Veloce]

Recensione Veloce #2

Ricordate che tempo fa vi ho parlato di una serie tv dedicata ai vichinghi, dove c’era una guerriera che somigliava ad Angela Gossow e aveva intorno al collo una collana fatta di peni secchi? Ecco, oggi vi racconto della seconda stagione.

La recensione della prima stagione la trovate -> QUI

Trama
Un gruppo di vichinghi del villaggio di Norheim vivono di soprusisaccheggi e risse nell’anno 790 d.C. La routine è frenetica, non riescono a star mai fermi fino al momento in cui il capo clan muore e qualcuno a lui molto vicino, inizia ad instillare dubbi, a stimolare la riflessione e la creatività. Un prigioniero bizantino tenta di trasformare il villaggio in un grande teatro, facendo scoprire al popolo vichingo la bellezza dell’arte drammatica. Tra gang ed incomprensioni, i personaggi sono ritagliati nella loro natura rozza e sempliciotta e diversamente da quello che si può immaginare, non tutti sono portati alla battaglia.

La seconda stagione è composta da sei episodi, la trovate su Netflix dal 26 settembre e le varie puntate non durano più di mezzora.

Mi viene difficile aggiungere qualcosa di nuovo a quello che già ho scritto in precedenza.

Norsemen nasce per distruggere l’immagine che serie tv come Vikings hanno creato del fiero popolo norreno. I guerrieri non sono poi così aitanti, molti sono vigliacchi e a qualcuno l’idea di saccheggiare e stuprare proprio non va a genio. Si tende a fregare il prossimo per raggiungere i propri obiettivi con bugie e tranelli, non con eserciti schierati. I protagonisti sono dei veri e propri babbei, che credono a qualunque cosa. Le battaglie mancano del tutto, si preferisce far indossare un abito di brutalità ai personaggi più vista facendo, di tanto in tanto, squartare o mutilare brutalmente chi capita. Si parla tanto di omosessualità e di come debba essere accettata. Il tutto sempre condito da una sorta di umorismo “statico”: spesso non si capisce se una determinata scena dovrebbe provocare ilarità o cosa, la guardi e pensi: “….e qundi? devo ridere”. Tante vicende sembrano uscire fuori da una sceneggiatura di Samuel Beckett, in cui non ritroviamo Vladimiro ed Estragone, ma Arvid e Orm.

Tanti parlano bene di questa serie, vedendola come innovativa e divertente; e diversi sono i riconoscimenti:

La scrittrice norvegese Marie Kleve ha elogiato la violenza parodistica e il modo in cui le vicende dei personaggi nell’era vichinga riflettano le storie dei nostri tempi.
La prima stagione ha avuto in media oltre un milione di spettatori in Norvegia, un paese con una popolazione di poco più di cinque milioni.
Il New York Times ha incluso Norsemen nella lista delle 10 migliori serie TV internazionali del 2017.
Il Guardian ha classificato Norsemen al 29º posto come miglior programma televisivo del 2017. (Fonte Wikipedia)

A me lascia del tutto indifferente. Insomma, l’ho guardata perché il gatto lo avevo già pettinato e fuori pioveva, non perché ne avessi realmente voglia. Non riesco neanche a parlarne male o affibbiarle un pollice verso, la inserisco nel limbo delle serie tv, a vagare fluttuante impregnata di un’indefinita valutazione.

4 commenti

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