Sono nessuno! Il mio lungo viaggio tra arte e vita [Recensione]

Articolo pubblicato il 13 Luglio 2016 sul quotidiano La provincia di Cosenza.

Descrizione: Non è semplice né scontato che un grande artista si racconti. Gerardo Sacco ha deciso di farlo con Francesco Kostner, giornalista e responsabile Relazioni esterne e Comunicazione dell’Università della Calabria, l’istituzione accademica di cui l’orafo delle dive è testimonial e dove alcuni anni fa è maturata l’idea di questo libro. Un racconto attraverso il quale, per la prima volta, Sacco mette ordine nei ricordi mostrando sorprendente capacità di analisi e efficacia comunicativa.

“Come nasce un gioiello?

Da un’idea. Ma nulla è scontato. Anche quando esso mostra di possedere caratteristiche tali da giustificare un ragionevole ottimismo, deve superare il punto cruciale della verifica sul campo. In altre parole- se è questo che vuole sapere- non esiste un momento “codificato”, una declinazione automatica di regole attraverso le quali si arriva alla meta. Se così fosse, d’altra parte, verrebbe meno lo stesso concetto di creatività!”

Sono nessuno! Il mio lungo viaggio tra arte e vita
(Rubbettino, 2016) è un libro che racconta, attraverso una lunga intervista, la storia di un uomo che nel tempo è diventato uno dei più grandi rappresentanti della Calabria nel mondo: Gerardo Sacco detto anche l’orafo delle dive.
Francesco Kostner, giornalista e responsabile Relazioni esterne e Comunicazione dell’Università della Calabria, con una serie di domande brevi ed essenziali ricostruisce l’avventura umana ed artistica di quest’uomo, il quale racconta la sua storia a partire dall’infanzia. Un’infanzia difficile, che lo vide diventare subito adulto a causa della prematura morte del padre e delle ristrettezze economiche alle quali la sua famiglia, nonostante gli sforzi dell’amata madre, dovette far fronte.

Fu costretto ad abbandonare la scuola che era ancora un bambino e scegliere se seguire un mastro muratore, al fine di apprendere un mestiere che egli sentiva assolutamente inadatto a lui, o diventare un barbiere aiutando lo zio nella sua bottega. La scelta cadde su quest’ultima ipotesi.

Durante l’intervista è possibile carpire i sentimenti espressi dalle parole di Sacco, come  la sofferenza e la frustrazione di un ragazzo costretto a fare un lavoro che non gli piaceva venendo considerato uno stupido incapace, appena in grado di spazzolare i vestiti dei clienti. Queste considerazioni negative, in realtà fecero la sua fortuna poiché lo zio, pur di levarselo di torno, lo fece assumere da un suo cliente orafo, Carmine Rocca, che necessitava di un garzone tuttofare.

“Tra i clienti del salone c’era anche l’orafo crotonese Carmine Rocca. Cercava un garzone tuttofare e mio zio, che non vedeva l’ora di mandarmi via, gli garantì di avere la soluzione giusta. “Caro amico – gli disse come se stesse privandosi del miglior collaboratore – questo ragazzo fa al caso Vostro!”.”

E fu così che iniziò l’avventura artistica di uno dei più grandi orafi dei nostri tempi.

Il giovane Gerardo entrò nel laboratorio di Rocca all’età di 10 anni, qui scoprì un mondo nuovo e capì che voleva farne parte per dare così sfogo alla sua creatività. A 12 anni creò la sua prima opera ovvero  una collana fatta di cuticchie: piccole pietre marine, dalle forme più varie, che l’acqua modella e trasforma in sassolini lisci. Ancora oggi, a distanza di tanto tempo, la espone con orgoglio, poiché rappresenta l’inizio del cammino che ha seguito fin da ragazzo per valorizzare l’identità del territorio. Territorio che egli ama, da dove è partita la sua carriera e che mai ha abbandonato. Una delle caratteristiche più belle di Gerardo Sacco è che ha sempre creduto nella sua terra, convinto che anche in un paese che viene designato povero, senza opportunità e incapace di svilupparsi, una persona talentuosa e con tanta forza di volontà può riuscire a crearsi il suo spazio e avere successo.

A 22 anni capì che era arrivato il momento di mettersi in proprio e, dopo aver approfondito le tecniche orafe a Valenza del po, dove rifiutò un’offerta di lavoro ben retribuita, aprì il suo laboratorio a Crotone.

Da sempre sceglie di raccontare, attraverso i suoi gioielli la cultura e la storia della sua terra. E chi compra un monile di Sacco è consapevole che indosserà un pezzo di tradizione.

“Indossarli non significa soltanto mostrarne le fattezze, la bellezza, le peculiarità, ma essere partecipi di uno sforzo finalizzato al recupero del proprio patrimonio storico e culturale. Questo è il senso vero e- credo- più importante del mio lavoro.”

Le domande scorrono e passiamo dal racconto di un ragazzo che sin da piccolo ha dovuto affrontare mille difficoltà, alla storia di un uomo che, con umiltà e tanti sacrifici, inizia a far conoscere la sua arte al mondo. Dallo scrigno dei ricordi escono fuori i racconti dei primi lavori commissionati, degli incontri con personaggi dello spettacolo, dei viaggi, delle cene, piccoli aneddoti e tante altre storie vissute da un ragazzo che spesso si trovava in imbarazzo poiché si confrontava con un mondo a lui del tutto estraneo.

Ampio spazio viene dedicato al rapporto lavorativo e di amicizia con Franco Zeffirelli; il quale, nonostante un primo incontro brusco, ne intuì la genialità, la creatività e la bravura, aprendogli le porte del mondo dello spettacolo e permettendogli così di diventare l’orafo delle dive.

L’intervista si permette inoltre numerose divagazioni di vario genere, oltre al tuffo nei ricordi si discute anche di politica, religione, etica, legalità e riflessioni su temi di grande attualità.

Sono Nessuno! è quindi la storia umana ed artistica di un uomo nato dal nulla, il quale ha fatto della cultura calabrese (e di tutto il sud) una fonte d’ispirazione, facendola conoscere e apprezzare al mondo intero. Nelle sue parole traspare umiltà, ed è sempre presente l’amore incondizionato nei confronti della sua terra alla quale regala costantemente il dovuto riconoscimento tramite la sua arte. Inoltre, la sua storia rappresenta una sorta di esempio per i tanti giovani che, esasperati dall’attuale situazione economica della Calabria, decidono di abbandonare la propria terra afflitti dallo sconforto e dalla frustrazione di un lavoro che spesso non c’è. Sacco ci fa capire che il “miracolo” non bussa alla porta, è fatto di sacrifici e rappresenta una piccola conquista che si costruisce giorno dopo giorno e che si ottiene lavorando con dedizione, passione e tenacia.

Giuseppina Biondi

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