Harry Potter e la maledizione dell’erede, ne avevamo proprio bisogno?

Il 24 settembre 2016, nelle librerie italiane, è arrivato l’ottavo capitolo di una delle saghe più amate da grandi e piccini: Harry Potter e la maledizione dell’erede. Il libro è stato da tanti visto con diffidenza: era davvero necessario riaprire una saga ormai chiusa con un ulteriore capitolo?

Di seguito la mia opinione a riguardo.informazioni libro

Titolo:Harry Potter e la maledizione dell’erede
Autore: J.K. Rowling, John Tiffany, Jack Thorne
Editore: Salani
Pagine: 357
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Trama: È sempre stato difficile essere Harry Potter e non è molto più facile ora che è un impiegato del Ministero della Magia oberato di lavoro, marito e padre di tre figli in età scolare. Mentre Harry Potter fa i conti con un passato che si rifiuta di rimanere tale, il secondogenito Albus deve lottare con il peso dell’eredità famigliare che non ha mai voluto. Il passato e il presente si fondono minacciosamente e padre e figlio apprendono una scomoda verità: talvolta l’oscurità proviene da luoghi inaspettati. Basato su una storia originale di J.K. Rowling, John Tiffany e Jack Thorne. Un nuovo spettacolo diviso in parti uno e due. Il volume conterrà in un’unica edizione entrambe le parti.

Recensione

Di Harry Potter e la maledizione dell’erede se n’è parlato tantissimo. Ha raccolto numerosi commenti negativi, tanti fans si sono sentiti traditi dall’uscita di questo nuovo volume, affiancandolo più a un’operazione di marketing volta a fare soldi sfruttando la fama di un’opera già da anni conclusa.
La Rowling, più e più volte, si manifestò irremovibile: no, non avrebbe continuato la saga di Harry Potter.

Eppure il nuovo volume è arrivato, inizialmente come opera teatrale e successivamente come capitolo ufficiale della saga. Sin dall’inizio ho nutrito un forte diffidenza: Ok lo spettacolo, ma farlo diventare il nuovo seguito della saga è giusto?

La storia si apre esattamente dove si era conclusa, 19 anni dopo sul binario 9¾ con il figlio di Harry e Ginny, Albus Severus che sta per iniziare il suo primo anno a Hogwarts. La prima parte si svolge velocemente, le scene scorrono rapide e cercano di darci un’idea della situazione nella quale ci troviamo: Albus viene smistato nei serpeverde; Scorpius, figlio di Draco Malfoy, diventa il suo migliore amico; Rose, cugina di Albus e figlia di Ron e Herminone, lo odia. Il rapporto fra Albus e Harry è molto complicato se non proprio inesistente. Albus si sente come una sorta di pecora nera e non riesce a gestire la fama che il suo cognome porta.
Il mondo magico viene scosso dal ritrovamento di una giratempo, le quali sono state tutte distrutte dopo la battaglia di Hogwarts; Compare Delphi, un misterioso personaggio che fa breccia nel cuore di Albus e la cicatrice di Harry torna a bruciare.

Insomma, un nuovo (?) pericolo minaccia il mondo e i nostri eroi devono nuovamente armarsi di bacchette e cercare di sconfiggere il nemico.

Mossa dalla curiosità, ho divorato il libro in una notte, purtroppo però ho trovato la trama molto banale e scontata. Personalmente non sono contro i sequel, forse perché ogni volta che termino un libro che mi è particolarmente piaciuto è come se dicessi addio ad un caro amico ma, questa volta, la cara zia Jo ha toppato.

Un sequel di Harry Potter, per poter essere definito tale e continuare a cavalcare il successo dei vecchi episodi dovrebbe stupire, raccontare qualcosa di nuovo, meravigliare e far sentire l’aria di magia che abbiamo respirato in precedenza. Ma così non è. La trama gioca tantissimo sul passato, i nostri eroi viaggiano continuamente nel tempo e, così facendo, vanno a ripescare le vecchie vicende che diventano il perno principale della storia. Abbiamo così una storia nuova ma scenari e vicende vecchi.

Non viviamo la scuola di Hogwarts e la sua magia e tantomeno i suoi personaggi in quanto, essendo il libro lo scriptbook dello spettacolo teatrale, questi vengono descritti attraverso i dialoghi e le loro parole. Sono inoltre presenti delle incongruenze con il passato: per fare la pozione polisucco non dovevano volerci dei mesi? Forse lo hanno dimenticato.

Il tutto è, ahimè, molto più vicino a una fanfiction che a uno dei tanti romanzi ai quali la Rowling ci ha abituato; e, molto furbescamente, va a riprendere dei personaggi ai quali ci eravamo affezionati come Cedric Diggory e Severus Piton, e cerca di scatenare una tempesta di nostalgia facendoci rivivere la notte in cui i genitori di Harry morirono.

Insomma, abbiamo un libro che propone delle avventure più leggere, meno arzigogolate e che bisognerebbe leggere senza tante aspettative. Nasce da un’opera teatrale e tale doveva rimanere. Perché affibbiargli questo numero 8 che proprio non gli si addice?

Personalmente non mi è dispiaciuto leggerlo, ma sono rimasta delusa in quanto mi ero creata un sacco di aspettative e mi sono ritrovata un libro che rappresenta un enorme tuffo nel passato dove purtroppo si cade di pancia.

Probabilmente sarebbe stato più opportuno venderlo come una storia fine a se stessa e non come la continuazione di una saga che ha fatto e fa tuttora sognare.

Nonostante tutto consiglio la lettura, alla fine rappresenta comunque un pezzetto di HP ma non createvi false speranze.

tre

4 commenti

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