Uomini che odiano le donne è un libro scritto da Stieg Larsson, ed edito da Marsilio (4 ottobre 2018).

Ho il libro Uomini che odiano le donne nella libreria da tanti anni. L’ho comprato spinta dai pareri positivi dell’epoca, e poi l’ho abbandonato a se stesso per non rimanere delusa. Il libro in questione fa parte di una trilogia, Millennium, e i restanti titoli scritti da Stieg Larsson sono: La ragazza che giocava con il fuoco (2006) e La regina dei castelli di carta (2007). La saga è stata pubblica postuma. Qualche anno più tardi la morte dell’autore, il giornalista e scrittore svedese David Lagercrantz, con il beneplacito dei familiari di Larsson, ha continuato la saga scrivendo altri tre romanzi e utilizzando gli stessi personaggi della trilogia originale. I titoli sono: Quello che non uccide (2015), L’uomo che inseguiva la sua ombra (2017), La ragazza che doveva morire (2019). L’annuncio della ripresa della serie con un nuovo autore era stato preso con scetticismo, ma pare che Lagercrantz sia riuscito a imitare lo stile avvincente di Larsson appassionando di nuovo tutti i seguaci della serie.
Nulla togliendo a David Lagercrantz, mi chiedo come si possa continuare una storia nata dalla mente di un altro autore. Come si possa dar vita a personaggi che non sono i propri. Non stiamo parlando di una fan fiction, ma di un’intera saga affidata nelle mani di un’altra persona. Perché crogiolarsi sugli allori di un’altra persona?
Parlo senza aver letto il famigerato sequel, e mi permetto di fare questa critica a monte perché l’idea che un autore si arroghi il diritto di continuare una saga non sua, per scopi meramente commerciali, non mi piace per niente. Come se un giorno spuntasse dal nulla vattelapesca con il seguito di Harry Potter o de Il Signore degli anelli, per citarne qualcuno. Alcune trilogie, soprattutto quando escono postume, come nel caso di Millennium, meritano un punto per rispetto, sia nei confronti dell’autore che dei lettori. Cercare di cavalcare l’onda del momento per incrementare i propri introiti non sempre va bene. David Lagercrantz verrà ricordato come lo scrittore che ha continuato una saga non sua, dando voce a personaggi che non gli appartengono e quando si parlerà di Millennium si dirà: “la saga scritta da Stieg Larsson” buttando nel calderone tutti i volumi, anche quelli non scritti da lui.
Queste riflessioni mi hanno portata ad accantonare per lungo tempo Uomini che odiano le donne e tutto il suo seguito. Il timore di ritrovarmi con una storia monca o di affrontare la delusione di veder storpiati dei personaggi a cui probabilmente mi sarei affezionata, mi hanno fatto desistere.
E allora perché ho deciso di andare contro la mia decisione? Ovviamente per curiosità, sono pur sempre una discendente di Pandora, e anche perché in questo periodo di confinamento forzato ho deciso di sfoltire la mia lunga lista di lettura ( così, quando potremo uscire di nuovo, la prima cosa che farò sarà recarmi in una libreria e fare incetta di libri senza sentirmi in colpa! Più leggo oggi, più libri compro domani!).
Trama: Sono passati molti anni da quando Harriet, nipote prediletta del potente industriale Henrik Vanger, è scomparsa senza lasciare traccia. Da allora, ogni anno l’invio di un dono anonimo riapre la vicenda, un rito che si ripete puntuale e risveglia l’inquietudine di un enigma mai risolto. Quando, ormai molto vecchio, Henrik Vanger decide di tentare per l’ultima volta di fare luce sul mistero, l’incarico di cercare la verità viene affidato a Mikael Blomkvist, noto e affascinante giornalista che guida la rivista Millennium, specializzata in reportage di denuncia sulla corruzione e gli affari loschi del mondo imprenditoriale. Aiutato da Lisbeth Salander, giovanissima e abilissima hacker, Blomkvist indaga a fondo la storia della famiglia Vanger. E più scava, più le scoperte sono spaventose.
Le vicende narrate ruotano intorno alle inchieste svolte dai redattori e dai collaboratori della rivista Millennium, un mensile specializzato sui grandi scandali sociali ed economici.
I personaggi principali vengono introdotti in modo lento e dettagliato con le loro storie. Il contesto in cui si muovono è costruito con minuziosa cura. I dettagli forniti sono tanti, tantissimi! E nonostante ciò la storia scorre in maniera piacevole riuscendo a stuzzicare la curiosità.
Alcuni dei personaggi descritti non sono convenzionali come, per esempio, Lisbeth Salander: una ragazza dal passato difficile, con un carattere molto forte e poco incline a seguire le regole. Brava nel suo lavoro, anche se cerca di nasconderlo.
Lisbeth divide la scena con Mikael Blomkvist, noto e affascinante giornalista che guida la rivista Millennium, il quale ha una visione dell’amore molto libera. Quest’ultimo non ho mi ha suscitato simpatia, non è nato feeling. Non apprezzo la sua promiscuità sessuale, il suo essere cinico, la semplicità con cui affronta le situazioni. Mikael appare come uno a cui non frega nulla e si toglie i problemi di dosso con una scrollata di spalle. La stessa cosa succede con Lisbeth, ma questo suo essere è presentato come una conseguenza del suo passato. La differenza fra i due personaggi è che con Lisbeth si crea una forte empatia, capace di farti provare sentimenti di angoscia, paura… in base a quello che le accade; con Mikael non succede lo stesso, anzi, nascono sentimenti di profonda antipatia.
Tutti i restanti personaggi sono ben caratterizzati, anche se la regina indiscussa è Lisbeth, con il suo essere fuori dagli schemi.
L’andamento della storia è molto statico, non ci sono colpi di scena e ciò che accade viene descritto stile cronaca. Il nocciolo fondamentale è sapere che fine abbia fatto Harriet, ma fino a circa metà libro l’indagine è un elemento secondario. L’autore preferisce raccontarci i suoi personaggi: la vita sessuale di Mikael, le sue relazioni, il suo lavoro, le difficoltà che sta incontrando; la complicata vita di Lisbeth e cosa l’ha resa tale.
Dopo circa metà libro la narrazione cambia, ciò accade perché i due protagonisti si incontrano e decidono di collaborare. Da una storia statica si passa ad una dinamica: la situazione evolve velocemente e accadono cose che lasciano stupiti. L’autore svia il suo lettore di continuo, facendogli credere che le risposte alle continue domande siano sotto gli occhi di tutti, ma poi cambia le carte in tavola nella pagina successiva. La soluzione al mistero è una fortunata serie di ritrovamenti, forse anche un po’ troppo fortunati.
Il libro è diviso in tre parti:
- La prima racconta i personaggi, il contesto in cui si muovono, il mistero che cercano di svelare. È una parte abbastanza statica, ma piacevole da leggere;
- La seconda è la parte dove avviene tutto: il terreno seminato germoglia di botto, regalando suspense e colpi di scena;
- L’ultima parte è legata a una vicenda presentata all’inizio e viene diluita più del necessario, è un po’ noiosa da leggere.
Ci sono alcune scene di violenza gratuite, soprattutto all’inizio, ma essendo che esistono altri due libri, non escludo che possano trovare senso in seguito. Anche se possono anche essere viste nell’ottica di denunciare situazioni di violenza sulle donne. Sono diverse infatti le tematiche affrontate che si tuffano nel sociale: la violenza sulle donne, l’antisemitismo, il razzismo, l’emarginazione…
“Uomini che odiano le donne” è un bel libro che abbraccia più generi: è un riuscito melting pot fra giallo, thriller e noir. Il libro poteva essere snellito un po’, tante cose non sono utili ai fini della trama, ma servono solo per allungare il brodo. Per fortuna l’autore lo sa fare bene.
Lettura consigliata!