Chi perde paga di Stephen King [Recensione]

informazioni libro

Titolo: Chi perde paga
Autore: Stephen King
Editore: Sperling & Kupfer (22 settembre 2015)
Numero pagine: 469
Prezzo: 16,92€ (copertina rigida) – Formato Kindle: 6,99€
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Recensione

Chi perde paga (Finders Keepers) è un romanzo scritto da Stephen King ed è il secondo capitolo della trilogia di Mr. Mercedes.

Trama: Il genio è John Rothstein, scrittore osannato dalla critica e amato dal pubblico – reso immortale dal suo personaggio feticcio Jimmy Gold – che però non pubblica più da vent’anni. L’uomo che lo apostrofa è Morris Bellamy, il suo fan più accanito, piombato a casa sua nel cuore della notte, furibondo non solo perché Rothstein ha smesso di scrivere, ma perché ha fatto finire malissimo il suo adorato Jimmy. Bellamy è venuto a rapinarlo, ma soprattutto a vendicarsi. E così, una volta estorta la combinazione della cassaforte al vecchio autore, si libera di lui facendogli saltare l’illustre cervello. Non sa ancora che oltre ai soldi (tantissimi soldi), John Rothstein nasconde un tesoro ben più prezioso: decine di taccuini con gli appunti per un nuovo romanzo. E non sa che passeranno trent’anni prima che possa recuperarli. A quel punto, però, dovrà fare i conti con Bill Hodges, il detective in pensione eroe melanconico di “Mr. Mercedes”, e i suoi inseparabili aiutanti Holly Gibney e Jerome Robinson. Come in “Misery non deve morire”, King mette in scena l’ossessione di un lettore per il suo scrittore, un’ossessione spinta fino al limite della follia e raccontata con ritmo serratissimo. “Chi perde paga” è il secondo romanzo della trilogia iniziata con “Mr. Mercedes”, nel quale l’autore tocca un tema a lui caro, quello del potere della letteratura sulla vita di ogni giorno, nel bene e nel male.

Questo sequel in realtà rappresenta una storia a sé stante. Presenta rimandi al primo volume, ritornano alcuni personaggi che abbiamo già incontrato ma non è necessario leggere Mr. Mercedes per poter capire i fatti che avvengono. E’ un libro di transizione che sembra voler prendere del tempo, instillando curiosità nel lettore in quanto dà degli input che fanno presagire cosa potrebbe accadere nel capitolo finale. A differenza di Mr. Mercedes, non ho amato questo libro. Il primo mi aveva tenuto incollata alle sue pagine: ricco di colpi di scena, scorrevolissimo nella lettura e con una storia entusiasmante. Chi perde paga invece, ha un ritmo molto lento che riesce a partire solo negli ultimi capitoli. Nonostante la trama e la storia siano comunque interessanti e vadano a sviluppare una tematica complessa, quale l’ossessione spinta alla follia di un lettore nei confronti del suo scrittore preferito, il libro, ahimè, non decolla.

La storia abbraccia un arco temporale di quasi quarantanni e i capitoli, inizialmente, si alternano raccontando quello che è accaduto nel passato e le vicende che scopriremo essere ad esso legate nel futuropresente; tutto ciò fin quando i personaggi non si andranno ad incontrare e le loro storie si intrecceranno. Questi salti temporali sono ben strutturati e non vanno a confondere il lettore, anzi, creano aspettativa e incuriosiscono. Come al solito, nulla si può dire della caratterizzazione psicologica dei personaggi che risuta essere impeccabile.

Bisogna inoltre fare una tiratina di orecchie a chi ha scelto il titolo del libro in italiano: Che senso ha? Come è possibile associarlo alla storia? Cosa vuole dire? Non era meglio lasciarlo in inglese? Per non parlare poi della copertina che, oltre ad essere brutta, con il suo libro in fiamme va a rivelare il finale. Viva gli spoiler!

Fatto sta che, nonostante la storia lenta, la copertina brutta e il titolo insensato, ho già sul comodino il capitolo conclusivo, Fine Turno, che leggerò con la speranza di ritrovare la storia che mi aveva costretta a rimanere incollata alle sue pagine tutta la notte.

due

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