I manichini di Monaco – Sylvia Plath

I Manichini di Monaco 

Giorgio De Chirico “Il Trovatore”, 1917. Olio su tela, cm 91 x 57. Collezione privata.

La perfezione è terribile, non può avere figli.
Fredda come respiro di neve, occlude il grembo
dove arbusti di tasso spuntano come idre,
l’albero della vita e l’albero della vita
scioglienti le loro lune mese per mese, invano.
Flusso di sangue è flusso
d’amore, sacrificio assoluto.
Vuol dire: non altri idoli che me,
Me e te.
Così, sulfureamente amabili, nei loro sorrisi
questi manichini s’affacciano stanotte
a Monaco, obitorio che sta fra Roma e Parigi,
nudi e spogli nelle loro pellicce,
lecca-lecca all’arancio su stecchi d’argento,
insopportabili, senza sentimento.
Sgocciola giù la neve i suoi frammenti di buio,
non c’è nessuno. Negli alberghi
mani apriranno porte, deporranno
scarpe da lucidare in cui domani
enormi diti di piedi entreranno.
Oh quale aria di casa queste vetrine,
biancheria da neonati, dolciumi guarniti di verde,
i grevi tedeschi assopiti nel loro Stolz senza fondo.
e i neri telefoni ai ganci
luccicanti
luccicanti e inghiottenti
insistenti voci. 
Non ha voce la neve.

I Manichini di Monaco è una poesia scritta da Sylvia Plath tratta dalla postuma raccolta Ariel (1965).

Chi era Sylvia Plath

Poetessa statunitense. Dopo gli studi universitari allo Smith College, ottenne una borsa di studio in Inghilterra dove conobbe il poeta Ted Hughes, che sposò nel 1956. Le durezze della vita domestica e lo scarto tra la prigionia della condizione femminile e l’ardore della ispirazione poetica le si rivelarono presto insopportabili. Morì suicida a soli 31 anni. Al momento della morte aveva già pubblicato la raccolta “Il colosso” (1960) e il romanzo autobiografico “La campana di vetro” (1963). Ma il meglio della sua produzione, raccolto dopo la morte a cura del marito nel volume “Ariel” (1965), in “Alberi invernali” (1971) e “Attraversando l’acqua” (1971), appartiene al periodo estremo e più solitario della sua vita.

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