Fino quando la mia stella brillerà è la testimonianza di Liliana Segre, una donna che da bambina è stata internata nel campo di Auschwitz Birkenau.
Titolo: Fino a quando la mia stella brillerà
Autrice: Liliana Segre e Daniela Palumbo
Numero Pagine: 200
Casa Editrice: Piemme (16 gennaio 2018)
Prezzo copertina: 9,90 € (se siete iscritti al programma Amazon Prime trovate disponibile l’ebook gratuito)
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Trama: La sera in cui a Liliana viene detto che non potrà più andare a scuola, lei non sa nemmeno di essere ebrea. In poco tempo i giochi, le corse coi cavalli e i regali di suo papà diventano un ricordo e Liliana si ritrova prima emarginata, poi senza una casa, infine in fuga e arrestata. A tredici anni viene deportata ad Auschwitz. Parte il 30 gennaio 1944 dal binario 21 della stazione Centrale di Milano e sarà l’unica bambina di quel treno a tornare indietro. Ogni sera nel campo cercava in cielo la sua stella. Poi, ripeteva dentro di sé: finché io sarò viva, tu continuerai a brillare. Questa è la sua storia, per la prima volta raccontata in un libro dedicato ai ragazzi. Introduzione di Ferruccio de Bortoli. Età di lettura: da 11 anni.
Liliana Segre era una bambina di 13 anni quando il 30 Gennaio 1944 è partita dal binario 21 della stazione di Milano per raggiungere Auschwitz – Birkenau.
La sua “colpa”: essere ebrea.
Il libro racconta la sua vita ed è suddiviso in tre parti: prima, durante e dopo Auschwitz.
Prima di raccontare le cose che accadevano all’interno del campo di sterminio, Liliana, narratrice del libro, si lascia andare con i ricordi della propria famiglia: racconta il rapporto con il padre e la gelosia nei suoi confronti, ci parla dei suoi nonni, della madre che ricorda solo attraverso le storie che le sono state dette; Parla della sua quotidianità, la scuola, …insomma, narra le vicende di una bambina come tante, attorniata dall’amore della propria famiglia.
All’improvviso la sua vita è stata stravolta da una pazzia e un odio insensato, che l’hanno trasformata da persona ad oggetto.
Nel 1938 in Italia furono introdotte delle leggi che in un colpo solo cancellarono i nostri diritti. Eravamo diventati improvvisamente cittadini di serie C.
Liliana ad Auschwitz ha perso il suo amato padre in circostanze sconosciute; la nonna e il nonno, invece, sono entrambi finiti nelle camere a gas una volta arrivati, come diversa gente che ha condiviso con lei la stessa terribile esperienza.
Come altri sopravvissuti, oltre a parlare della sofferenza, racconta di come i nazisti nei campi volevano far perdere loro l’umanità: capelli rasati, un numero sul braccio che sostituiva il proprio nome, condizioni di vita pessime, tutti ridotti pelle e ossa, costretti a lavorare al gelo, umiliati di continuo e sopportando offese, botte e chissà cos’altro.
La disperazione non era solo per i capelli. Ti rendevi subito conto che volevano strappare via ogni traccia di te, della tua normale esistenza di essere umano. Via i vestiti, poi ti tatuavano un numero sulla pelle, poi via tutti i peli e i capelli. Avevo già visto le altre donne, vecchie e ragazze, pelate, mi sembravano orribili.
Oltre questi orrori Lilliana denuncia anche l’indifferenza con cui si è scontrata prima di essere internata, quando le leggi razziali hanno trasformato gli ebrei nel male da estirpare. Le sue compagne l’additavano come l’ebrea, alcuni “amici” smisero addirittura di andarli a trovare a casa o di telefonarli, era come se non fossero mai esistiti. Liliana è stata espulsa da scuola e si è vista privata di tutto e nel mentre sono stati pochi quelli che hanno continuato a starle accanto, lei li chiama “i giusti”.
Un episodio mi ha toccato molto: Liliana ebbe l’opportunità di sparare un suo carnefice, ma non lo fece per dimostrare che non era come loro e che, nonostante tutto, la sua umanità era ancora integra.
La forza che trovai nell’istante in cui rifiutai di vendicarmi diventando un’assassina a mia volta, non equivale a una grande vittoria per me. Scelsi la vita, la loro cultura di morte non mi apparteneva e la lasciavo nel lager.
Leggere le testimonianze di persone sopravvissute alla shoah non è per nulla semplice, sembra quasi impossibile poter capire fino in fondo le barbarie che hanno subito e ci si chiede come sia stato possibile che degli essere umani abbiano inflitto così tanto dolore. Gli stessi superstiti, prime di riuscire a diventare testimoni, a volte, hanno aspettato anni tanto era duro far riaffiorare la sofferenza vissuta. Liliana decide di diventare testimone della Shoah soltanto nel 1990.
Fino a quando la mia stella brillerà è un libro destinato ai ragazzi, ma che tutti dovrebbero leggere, perché è necessario conservare la memoria affinché determinati avvenimenti non accadano più. Scrivere una recensione di un libro che testimonia gli orrori dei campi di concentramento, mi pare quasi superfluo, in quanto sono parole che abbiamo il dovere di leggere, a prescindere di tutto.
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