Lo scorso anno è esplosa Il giro di vite – mania: sono usciti ben cinque riadattamenti della storia gotica scritta da Henry James nel 1898, che sono andati ad aggiungersi al già lungo elenco.
Fra i tanti ho avuto modo di vedere la serie tv: The Haunting of Bly Manor (trovate la recensione QUI) e il film The turning – la casa del male, oggetto di questa recensione.
Il film è interpretato da Mackenzie Davis, Finn Wolfhard, Brooklynn Prince e Joely Richardson, è entrato in produzione nel marzo 2016. Steven Spielberg ha funto da produttore esecutivo. L’adattamento ha attraversato due fasi: inizialmente come Haunted con Juan Carlos Fresnadillo come regista, poi come The Turning con Floria Sigismondi. Le riprese si sono svolte presso la Killruddery House, nella contea di Wicklow, in Irlanda.
trama
La storia è ambientata nel 1994. La giovane insegnante Kate Mandell accetta l’offerta di diventare l’istitutrice di Flora, una ricca ragazzina rimasta orfana dei genitori, e di andare a vivere nella sua sontuosa e solitaria villa. Prima di partire, Kate fa visita alla madre che vive in una casa di cura e soffre di evidenti problemi mentali. Arrivata a destinazione, Kate è accolta dall’austera governante, la signora Grose, che le presenta Kate e le spiega che il suo fratello maggiore, Miles, è in collegio. Kate si rapporta bene con la bambina, che si mostra cordiale. Ma l’improvviso ritorno di Miles, espulso dal collegio, introduce elementi di inquietudine e destabilizzazione. Inoltre, l’istitutrice precedente se n’è andata misteriosamente e su tutto aleggia l’ombra dell’istruttore di equitazione, Quint, morto di recente, la cui forte e negativa influenza su Miles è tuttora evidente. Kate comincia ad avvertire strane presenze e le cose si complicano.
Recensione (e lamentele!)
Partiamo dal titolo (italiano) e dalla locandina: The Turning – La casa del male.
Se sei un appassionato di case stregate e cerchi un film a tema, leggendo “la casa del male” immagini una struttura, magari costruita su un antico cimitero, dotata di volontà propria e che rende inospitale l’area contenuta fra le sue mura. Succedono cose strane da sempre, la gente del posto racconta storie di quando – cento anni prima- il proprietario è impazzito perché sentiva delle presenze o vedeva il fantasma di un antico pirata sghignazzante. Insomma roba del genere.
La casa del film in questione è una villa, immensa e bellissima, che appartiene a una ricca famiglia e di malevolo non ha nulla, se non degli inquietati manichini da sartoria. L’unica storia tragica raccontata è la morte, in un incidente di auto, dei genitori di Miles e Flora. La casa non ha un’anima, non cerca di trattenere i suoi ospiti, non fa impazzire neanche la maionese e, soprattutto, non vengono raccontate storie di su di lei. Insomma, nessuno si andrebbe a fare una foto davanti l’ingresso da mettere su instagram con la didascalia: ghost house.
Il male è rappresentato dalla presenza – recente- del fantasma\demone di Peter Quint, il giardiniere morto poco tempo prima dell’arrivo della nuova istitutrice, e da quello della precedente istitutrice – Jesell- alla ricerca di aiuto. Quindi la casa è solo una vittima inconsapevole a cui è stata appiccicata l’etichetta “del male” nel titolo italiano.
Nella locandina campeggia la scritta: “I bambini si prenderanno cura di te” come se fossero posseduti dallo spirito maligno della casa o, come tanti altri film ispirati allo stesso libro hanno raccontato, da i fantasmi di Peter Quint e della signora Jesell, cosa che però non accade. Flora è una bambina molto gentile e dolce; Miles dà l’impressione di essere un ragazzo con una brutta crisi adolescenziale, che è di sicuro peggio del “male”, ma nulla ha a che vedere con la casa e i fantasmi. Guardando il film infatti, si capisce che Miles vede il fantasma di Peter Quint, così come Flora quello di Jessel, ma non sono posseduti, sono solo disturbati dalla loro presenza.
I personaggi, ad eccezione della piccola Flora, sono scialbi, piatti e sembrano voler scimmiottare delle caratteristiche che non hanno. Miles, che nel libro e nelle altre trasposizioni è posseduto dal fantasma e dalla rabbia di Peter Quint, in The Turning è solo un ragazzino viziato con una forte crisi ormonale. La mamma di Kate e la governante Grose sono personaggi statici e stereotipati: sappiamo che la prima soffre di disturbi mentali, perciò viene messa a disegnare in una piscina vuota; la seconda, invece, ha l’aria arcigna e guarda male chiunque, tanto da indurre lo spettatore a pensare che la cattiva in realtà sia lei. Mackenzie Davis seppur brava ad inscenare il crollo psicologico di Kate, risente delle tante falle presenti nel film. Vediamo il suo personaggio passare lentamente dall’entusiasmo e dall’ottimismo iniziale alla paranoia e alla paura.
Il clima, angoscioso e spettrale, è costruito con cura: non si vede mai il sole e la villa, per quanto sontuosa e ben tenuta, è cupa e avvolta nella nebbia. Le stalle, i giardini, la piscina, il labirinto… sono i classici luoghi dove non ti vorresti trovare dopo il calar del sole.
Nel film sono sparpagliati diversi jumpscare, ma si riducono a porte che si chiudono all’improvviso e finestre che sbattono; roba che a casa mia, fra due gatti, un cane e vicini chiassosi, si può girare un horror di altissimi livelli senza effetti speciali. Alcune scene sono abbastanza inquietanti, ma restano casi isolati, inserite giusto per dare alla storia una venatura horror.
Il finale è ambiguo e dal duplice significato, così come la storia a cui si ispira, ed è l’unica cosa che si salva.
*Attenzione di seguito puoi trovare degli spoiler, se hai intenzione di vedere il film, ti consiglio di saltare alle conclusioni*
Il finale tende a far credere che le presenze siano frutto dell’immaginazione di Kate, ma allo stesso tempo insinua il sottile dubbio che potrebbe non essere così:
Kate, dopo aver scoperto il cadavere di Jessel nello stagno, inizia a unire tutti i pezzi del puzzle, scoprendo, grazie a una rivelazione fantasmagorica, che Peter Quint ha ucciso l’istitutrice precedente, dopo averla stuprata, e si è liberato del suo corpo. La signora Grose, al corrente di tutto, ha fatto in modo che Peter Quint morisse inscenando una caduta da cavallo. Kate ha un confronto con la governante, dove le urla in preda al delirio, quello che ha capito. La governante non nega nulla, anzi, afferma di averlo fatto per non rovinare l’onore della famiglia. Il fantasma di Peter Quint, dietro di lei, l’attacca facendola cadere nel vuoto e uccidendola. Kate, che ha assistito a tutto, capisce che deve portare via i bambini dalla casa e riesce nella fuga. Ma il film non si conclude, fa un passo indietro nel tempo, a qualche ora prima, dove Kate è ancora seduta in cucina con i mano i disegni che le ha mandato la madre. Lì vediamo il suo ultimo delirio che ci fa capire che quello a cui abbiamo assistito non è altro che il frutto della sua immaginazione.
Conclusioni
Il giro di vite è un racconto che è stato portato sul grande schermo un numero infinito di volte. In tanti si sono cimentati nell’impresa: c’è chi è riuscito e chi ha miseramente fallito. The Turning – La casa del male rientra nell’ultimo gruppo. Il film è scialbo, piatto, privo di un’anima. Viene catalogato come horror ma, aldilà di qualche scena, è un filmetto che racconta una ghost story banale.
Meglio vedere un episodio de I puffi : per me è no categorico!
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Io sono comunque curioso. La regista è italiana e poi quando si parla de Il giro di vite mi incuriosisco tanto.
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Fammi sapere cosa ne pensi dopo averlo visto 🙂
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il trailer, che mi ispirava, mi ha fatto pensare più che alla ghost house a film come mother
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A me è piaciuto più che altro per l’ambientazione.
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