La paziente silenziosa: quando l’abito non fa il monaco [Recensione]

Titolo: La paziente silenziosa
Autore: Alex Michaelides
Casa Editrice:  Einaudi (10 marzo 2020)
Numero Pagine: 352
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Prezzo Copertina: 13 €
Trama: Alicia Berenson sembra avere una vita perfetta: è un’artista di successo, ha sposato un noto fotografo di moda e abita in uno dei quartieri più esclusivi di Londra. Poi, una sera, quando suo marito Gabriel torna a casa dal lavoro, Alicia gli spara cinque volte in faccia freddandolo. Da quel momento, detenuta in un ospedale psichiatrico, Alicia si chiude in un mutismo impenetrabile, rifiutandosi di fornire qualsiasi spiegazione. Oltre ai tabloid e ai telegiornali, a interessarsi alla «paziente silenziosa» è anche Theo Faber, psicologo criminale sicuro di poterla aiutare a svelare il mistero di quella notte. E mentre a poco a poco la donna ricomincia a parlare, il disegno che affiora trascina il medico in un gioco subdolo e manipolatorio.

La paziente silenziosa è un libro molto interessante che in un momento stravolge tutto il filone narrativo che stava seguendo.

Alicia è una giovane pittrice che cade in silenzio dopo aver ucciso il marito. Viene rinchiusa in un ospedale psichiatrico. Vani sono i tentativi di farla parlare. Theo Faber è uno psicologo che, nonostante siano passati anni, si è interessato al caso della donna decidendo di sbrogliare l’intricata matassa, sicuro che, con la giusta terapia, possa ottenere dei risultati. Riuscirà a far parlare Alicia e a capire cosa sia successo il giorno dell’omicidio?

Amo leggere i libri che attraverso i propri personaggi si addentrano nei meandri della psiche umana e La paziente silenziosa scava a fondo nella vita dei suoi protagonisti ponendosi delle domande man mano che la storia va avanti: da quali eventi nascono determinati comportamenti? Quali sono le cause che li scatenano? Quanto può essere importante indagare nel passato per cercare delle risposte?

Theo, affascinato dalla psiche di Alicia e volenteroso di poterla aiutare, si interessa a tal punto che si trasforma in una sorta di investigatore, iniziando a scavare nella vita della pittrice per capire i suoi pensieri e le sue azioni, con l’aiuto delle persone che le sono state accanto nel tempo. Si apre così un vaso di Pandora che porta allo scoperto verità che qualcuno non vorrebbero venissero fuori.

La storia è raccontata principalmente da Theo Faber e si alternano capitoli che contengono  pagine tratte dal diario scritto da Alicia.

Ho amato lo stile dell’autore e ho trovato l’intreccio psicologico molto interessante.
Il finale mi ha lasciata di stucco e l’ho trovato un tantino forzato, anche perché c’è un momento in cui il lettore (o almeno io 🙂 ) si sente un po’ spaesato in quanto si ha la sensazione di un arco temporale leggermente sballato.

La morale di questa storia è: non è tutto oro quello che luccica e anche l’angelo più bello può nascondere i suoi lati oscuri, rivelandosi un crudele manipolatore.

Inoltre la storia ricorda molto L’amore bugiardo di Gillian Flynn, pur conservando la sua originalità.

Lettura consigliata!

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