Finalmente è arrivata la tanto agognata estate: caldo, zanzare, traffico, problemi di vario genere che nel mio paese si traducono in carenza idrica e cattiva gestione dei rifiuti.
Ma, nonostante ciò, guardiamo il lato positivo del non sentir suonare i telefoni dell’ufficio per qualche giorno: potersi dedicare alla lettura e avere come unico problema quello della scelta del libro da cancellare dalla lista “Prima o poi ti leggerò”.
Di seguito vi propongoconsiglio dei libri presi direttamente dalla mia libreria:
Il Maestro e Margherita di Michail Bulgakov: Satana in persona, giunto a Mosca sotto le spoglie di un mago insieme con un bizzarro corteo di aiutanti, sconvolge la pigra routine della capitale sovietica. Alle tragicomiche sventure di piccoli funzionari e mediocri burocrati della vita e dell’arte, fa da contrappunto la storia d’amore tra uno scrittore, il maestro appunto, e Margherita, la sua inquieta e tenera amante. Pubblicato per la prima volta sulla rivista «Moskva» solo nel 1967, questo romanzo eccezionale, ironico, poetico, originalissimo ebbe subito un grande successo, conquistandosi a pieno diritto un posto tra i classici della letteratura del Novecento.
Uomini che odiano le donne: Millennium 1 di Stig Larsson: Da molti anni, la nipote prediletta del potente industriale Henrik Vanger è scomparsa senza lasciare traccia. Il corpo non è mai stato ritrovato. Quando, ormai vecchio, Vanger riceve un dono che riapre la vicenda, incarica Mikael Blomkvist, noto giornalista investigativo, di ricostruire gli avvenimenti e cercare la verità. Aiutato da Lisbeth Salander, abilissima hacker, Blomkvist indaga a fondo la storia della famiglia Vanger, ma più scava, più le scoperte sono spaventose.
Ladra di Sarah Waters: Protagoniste di questo fosco intrigo ambientato nella Londra di fine Ottocento sono due giovani orfane: Sue Trinder, figlia di un’assassina, cresciuta in un mondo dickensiano di piccoli delinquenti, e Maud Lilly, una ricca ereditiera, che vive in una grande casa con uno zio dispotico. Benché non sia troppo convinta, Sue accetta di partecipare a un crudele piano ai danni di Maud, per impossessarsi del suo patrimonio. Ma gli esiti del piano si rivelano drammatici e del tutto inaspettati. L’intreccio è fittissimo, e come ha commentato l’Observer, farebbe invidia ai romanzieri dell’Ottocento.Quello che sulle prime poteva sembrare un melodramma vittoriano si tinge di atmosfere gotiche, trasformandosi in un sinistro thriller che mescola con grande raffinatezza emozioni, suspense e scene di erotismo saffico. Un romanzo di straordinaria modernità, dunque, che introduce al pubblico italiano la voce di un’autentica narratrice, annoverata dalla rivista letteraria Granta fra gli autori più interessanti dell’ultimo decennio.
Numero zero di Umberto Eco: Una redazione raccogliticcia che prepara un quotidiano destinato, più che all’informazione, al ricatto, alla macchina del fango, a bassi servizi per il suo editore. Un redattore paranoico che, aggirandosi per una Milano allucinata (o allucinato per una Milano normale), ricostruisce la storia di cinquant’anni sullo sfondo di un piano sulfureo costruito intorno al cadavere putrefatto di uno pseudo Mussolini. E nell’ombra Gladio, la P2, l’assassinio di papa Luciani, il colpo di stato di Junio Valerio Borghese, la Cia, i terroristi rossi manovrati dagli uffici affari riservati, vent’anni di stragi e di depistaggi, un insieme di fatti inspiegabili che paiono inventati sino a che una trasmissione della BBC non prova che sono veri, o almeno che sono ormai confessati dai loro autori. E poi un cadavere che entra in scena all’improvviso nella più stretta e malfamata via di Milano. Un’esile storia d’amore tra due protagonisti perdenti per natura, un ghost writer fallito e una ragazza inquietante che per aiutare la famiglia ha abbandonato l’università e si è specializzata nel gossip su affettuose amicizie, ma ancora piange sul secondo movimento della Settima di Beethoven.
Un perfetto manuale per il cattivo giornalismo che il lettore via via non sa se inventato o semplicemente ripreso dal vivo. Una storia che si svolge nel 1992 in cui si prefigurano tanti misteri e follie del ventennio successivo, proprio mentre i due protagonisti pensano che l’incubo sia finito. Una vicenda amara e grottesca che si svolge in Europa dalla fine della guerra ai giorni nostri.
Lui è tornato di Vermes Timur: È l’estate del 2011. Adolf Hitler si sveglia in uno di quei campi incolti e quasi abbandonati che ancora si possono incontrare nel centro di Berlino. Non può fare a meno di notare che la guerra sembra cessata, che intorno a lui non ci sono i suoi fedelissimi commilitoni, che non c’è traccia di Eva. Non può non sentire un forte odore di benzina esalare dalla sua divisa sudicia e logora, e non riesce a spiegarsi l’intorpidimento delle sue articolazioni e la difficoltà che prova nel muovere i primi passi in una città piuttosto diversa da come la ricordava. Regna infatti la pace, ci sono molti stranieri e una donna (sì, proprio una donna, per giunta goffa), tale Angela Merkel, è alla guida del Reich. 66 anni dopo la sua fine nel Bunker, contro ogni previsione, Adolf inizia una nuova carriera, stavolta a partire dalla televisione. Questo nuovo Hitler non è, tuttavia, né un imitatore né una controfigura. È proprio lui, e non fa né dice nulla per nasconderlo, anzi, è tremendamente reale. Eppure nessuno gli crede: tutti lo prendono per uno straordinario comico, tutti lo cercano, tutti lo vogliono, tutti lo imitano. Il mondo che Hitler incontra infatti, è cinico, spudorato, bramoso di successo e incapace di opporre qualsiasi resistenza al “nuovo” demagogo. Farsa, satira, pura comicità, analisi spietata e corrosiva del nostro tempo, il romanzo d’esordio di Timur Vermes è un gioiello di intelligente umorismo, ed è divenuto in breve tempo, grazie al passaparola, un fenomeno editoriale con pochi precedenti.
L’arte della guerra zombi di Aleksandar Hemon: Joshua Levin ha un sogno nel cassetto: vedere una delle sue sceneggiature trasformata in film di successo da qualche influente produttore hollywoodiano. Dopotutto, il suo portatile trabocca di idee luminose, una delle quali potrebbe certo essere notata, prima o poi. La #196 magari – Una rock star completamente fatta sclera durante il concerto, si precipita giú dal palco e si smarrisce in una città di cui non ricorda il nome, ma le cui strade sono affollate dalle sue allucinazioni. Titolo: Cantando sotto acido -, o forse la #142 – Degli alieni travestiti da tassisti rapiscono la fidanzata del protagonista e lui deve trovare il modo di raggiungere un pianeta lontano per salvarla. Titolo: Love Trek. Oppure la piú recente, Guerre zombi, in cui si narrano le avventure del maggiore Klopstock e del suo tentativo di salvare il mondo dall’invasione dei famelici mangiacervelli. In attesa di sfondare, Joshua sbarca il lunario come insegnante di inglese per stranieri e divide il suo tempo fra l’impeccabile fidanzata Kimiko, una psicologa infantile senza debolezze né distrazioni (salvo forse quei giochini erotici nel cassetto), il workshop di scrittura dove giorno dopo giorno siede accanto ad altri sfigati inconcludenti per non imparare come si scrive un copione di successo, e la sua famiglia ebrea confortevolmente opprimente e mediamente infelice. Tutto sommato un’esistenza placida – «tua vita è coperta calda», gli dice un compagno di corso che la guerra l’ha fatta davvero – che tuttavia Joshua, fatalmente ossessionato dalle donne e da Baruch Spinoza, s’impegna alacremente ad attorcigliare. Gli basta tornare a casa una sera e trovare il suo padrone di casa, Stagger, un veterano della prima guerra del Golfo con evidenti turbe post-traumatiche e un’insana passione per i Guns N’ Roses e la katana giapponese, intento a frugare tra la sua biancheria sporca; gli basta inseguire le irresistibili fossette della sua studentessa bosniaca Ana, tralasciando l’effetto collaterale dell’omaccione tatuato che ha per marito, per ritrovarsi su un ottovolante di sesso e violenza, senza nemmeno poter contare sulla tenuta della sua vescica. Mentre nella sua vita tutto implode, fuori esplode quello speciale mix di imbecillità e violenza che ha caratterizzato l’invasione Usa dell’Iraq nel 2003, con le televisioni che vomitano senza sosta immagini dell’operazione Freedom e scampoli di retorica mistico-belligerante del presidente illetterato George W. Bush a sostegno della guerra. E allora, chi la padroneggia meglio quell’arte? I non morti della fantasia di Joshua che, capitolo dopo capitolo, danno corpo alla sceneggiatura, o quelli in carne e ossa che popolano un paese-zombi che si ciba dell’altro senza misura né visione?
Lo Hobbitdi J.R.R.Tolkien: Pubblicato per la prima volta nel 1937, Lo Hobbit è per i lettori di tutto il mondo il primo capitolo del Signore degli Anelli, uno dei massimi cicli narrativi del XX secolo.
Protagonisti della vicenda sono, per l’appunto, gli hobbit, piccoli esseri “dolci come il miele e resistenti come le radici di alberi secolari”, che vivono con semplicità e saggezza in un idillico scenario di campagna: la Contea. La placida esistenza degli hobbit viene turbata quando il mago Gandalf e tredici nani si presentano alla porta dell’ignaro Bilbo Baggins e lo trascinano in una pericolosa avventura. Lo scopo è la riconquista di un leggendario tesoro, custodito da Smaug, un grande e temibile drago. Bilbo, riluttante, si imbarca nell’impresa, inconsapevole che lungo il cammino s’imbatterà in una strana creatura di nome Gollum. Questa edizione vede la nuova traduzione della Società Tolkieniana Italiana, e le splendide illustrazioni di Alan Lee.
E voi quale libro cancellerete dalla famigerata lista? 🙂 Buone vacanze e buone letture!