Oggi vi segnalo Mastu Gilormu, una commedia dialettale scritta da Luigi Russo, di cui ho curato la prefazione.
Ringrazio il Dott. Fedele Russo e l’associazione culturale Luigi Russo, per avermi dato l’opportunità di presentare questo piccolo gioiellino calabrese.
Mastu Gilormu è una commedia dialettale che mette in scena vicende quotidiane fatte di spaccati di vita reale, i quali spesso vengono ridicolizzati al fine di creare situazioni che suscitano ilarità nel pubblico.
Il protagonista è un calzolaio alle prese con i crediti che non gli tornano indietro. I soldi sono pochi e i suoi clienti, piuttosto che pagare, preferiscono barattare le scarpe e le riparazioni con il cibo e con l’ambigua “rrobba ‘i jnta”.
Quella raccontata è una giornata lavorativa un po’ particolare, che vede Mastu Gilormu barcamenarsi con persone che cercano di prenderlo in giro e lui, esasperato e fomentato, tenta di circuire una giovane donna finendo vittima di un terribile equivoco che gli causerà diversi danni.
La commedia si distingue dalle altre messe in scena da Luigi Russo, in quanto è presente una comicità un po’ spinta, ma mai volgare. I dialoghi sono intrisi di goliardici doppi sensi e mettono in mostra il finto perbenismo dei vari personaggi che si susseguono. Questi ultimi appartengono alla cultura popolare: la pettegola Miluccia ‘a Vilanzara; la lasciva e bella ‘Stirina ‘i Triparmi; il farfallone Battistu ‘i Piniunu; la finta morigerata Marigarita ‘i ‘Gnuttimusca… . Ognuno di loro rappresenta quasi uno stereotipo di ciò che interpreta: i comportamenti e le vicende sono estremizzati al fine di creare situazioni assurde quanto buffe, però è comunque inevitabile non notare come le scene rappresentate appartengono a un passato che, a volte, si può definire attuale. La commedia è ambientata negli anni ‘30 e porta in scena ambientazioni e modi di fare di quell’epoca. Oggi qualunque commerciante si vedrebbe bene dal farsi pagare con roba da mangiare, ma la potenza di un pettegolezzo non conosce tempo. E tutto infatti gira intorno a questo: a come possa essere devastante la malalingua accompagnata da una buona dose di sfortuna.
La commedia è condita dall’utilizzo del dialetto che, per chi conosce il gergo locale, dona un profondo senso di appartenenza alla Calabria, la quale viene abbandonata e denigrata, ma che possiede una cultura e delle tradizioni difficili da poter dimenticare e che spesso, nella solitudine di un luogo che non ci appartiene, si cercano. Il dialetto serve a preservare la storia della nostra terra e rende la commedia più vera, appassionata, divertente e sentita, facendo diventare familiare ciò che viene messo in scena.
Luigi Russo si propone di regalare allo spettatore\lettore uno spaccato di quotidianità, mettendo in scena situazioni semplici, a volte banali, ma che comunque fanno riflettere. E, oltre a divertire e intrattenere il suo pubblico, solletica i ricordi di un passato piuttosto recente, che vive all’interno dei racconti dei nonni. Attraverso Mastu Gilormu, non viene messa in scena solo una commedia, ma vengono, quasi in modo inconsapevole, tramandati usi, costumi e tradizioni che altrimenti andrebbero a finire in un dimenticatoio.
Luigi Russo, con il suo lavoro, è riuscito a rendere il filo carico di ricordi e sentimenti che ci lega alla nostra terra, ancora più forte in chi si imbatte nelle sue commedie e poesie e ha lasciato un grande dono: alla comunità di Castrovillari, per aver portato in scena un affresco della vecchia vita paesana che, grazie ai libri e al lavoro dell’associazione culturale, continuerà a vivere e sarà la testimonianza del passato; agli spettatori e lettori, che avranno modo di conoscere o ricordare i tempi che furono.
L’autore
Luigi Russo è nato a Castrovillari il 25 aprile del 1938 e li è vissuto nella casa paterna ‘nta vanedd ‘a chjazza dove, il 29 novembre del 1998, si è prematuramente spento. La sua florida vena poetica, definita dal prof. Gianni Donato “feconda e rigogliosa come l’ubertosa valle del Coscile” lo porta a pubblicare oltre quindicimila versi in lingua ed in vernacolo. Dal 1996 si dedica al teatro popolare, al quale regala due commedie (zi’ Giulianu e Gnesaredda) e tre atti unici (‘U carrucchianu, ‘U cumunu e Mastu Gilormu). “Gli ampi spaccati di civiltà contadina di fine ottocento, che l’autore, con tanto verismo traspone sulla scena, hanno sempre il pregio della semplicità e della freschezza genuina e sono, pertanto, immediatamente e direttamente godibili”.
Link Utili
Chiunque fosse interessato alla commedia può inviare un messaggio nella pagina facebook dell’associazione: Associazione Culturale Luigi Russo
Se il traduttore non mi tradisce, tu sei l’autore della prefazione del libro. Se è così, è un grande merito che ti sia stato concesso che Russo fosse un grande scrittore. La recensione del libro è la migliore. Buon per te
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Ciao! Scusa se rispondo solo ora.
Sì, ho scritto io la prefazione! 😀
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